Milano, secondo Alessandro Robecchi

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Probabilmente vi sarà capitato di ridere alle battute di Alessandro Robecchi senza sapere che erano sue: da quasi un decennio, infatti, è tra gli autori che scrivono i testi per Maurizio Crozza. Ma si tratta solo di un tassello di una carriera multiforme, iniziata come cronista a ‘L’Unità’, e che lo ha visto critico musicale per ‘Il Mucchio Selvaggio’, direttore dei programmi a Radio Popolare, autore satirico a ‘Cuore’, editorialista e corsivista per ‘Il Manifesto’, ‘Pagina 99’, ‘Il Fatto Quotidiano’, fondatore e direttore del mensile gratuito ‘Urban’, autore televisivo per programmi RAI come ‘Ballarò’ e ‘Markette’, conduttore a ‘Doc 3’, e molto altro.

Nel 2014 si è scoperto anche scrittore di gialli: il suo primo libro, ‘Questa non è una canzone d’amore’, è uscito per Sellerio e si è rivelato subito un successo, tanto che sono seguiti altri titoli con cadenza annuale: nel 2015 ‘Dove sei stanotte’, e pochi giorni fa ‘Di rabbia e di vento. Protagonista di tutti e tre è Carlo Monterossi, autore televisivo di programmi che lui stesso disprezza, ma che riscuotono immancabilmente un grande successo, e che finisce sempre per ritrovarsi invischiato in indagini criminali. Un ‘simpatico cazzone’, lo definisce il suo autore, che tiene a precisare di non voler essere identificato con lui, sebbene ne condivida l’età e la professione.

Sfondo di tutte le avventure di Monterossi è la città di Milano, osservata da punti di vista che ne mettono in luce lati poco conosciuti. Del resto Robecchi la conosce bene, essendoci nato ed avendoci passato gran parte della vita, professionale e non. Per questo abbiamo pensato di rivolgergli qualche domanda su come vive la ‘gran Milan’.

 

Alessandro, qual è il tuo rapporto con Milano, e come si è evoluto nel tempo?

Milano è la mia città, ci sono nato e ci sto da sempre, quindi il rapporto è una tela fitta di molti affetti, alcune repulsioni, qualche divertimento per le sue manie e i suoi tic… È una città piccola che si attraversa in mezz’ora, se si pensa alle grandi capitali europee… eppure spesso tutto parte da qui, penso all’economia, a certe cose della politica, insomma, in molte occasioni Milano è stata una guida per il Paese, nel bene e nel male…

 

Che cosa c’è, nelle avventure di Carlo Monterossi, che non potrebbe essere ambientato altrove?

Beh, la tivù commerciale, la Grande Fabbrica della Merda, come la chiama lui, è qui, ma non è solo questo. Monterossi è una specie di prototipo milanese… uno che va in macchina anche deve fare cento metri, uno che ha ben presente la divisione in classi della società… questo non significa che la cosa gli piaccia, ma che ci si sa muovere attraverso… Poi Milano ha quel miscuglio invisibile di centro luccicante e periferie povere ma dignitose che fornisce diversi scenari pur restando nello stesso posto… puoi fare mezzo chilometro e passare dal fighettismo estremo al bar che sembra uscito dagli anni Cinquanta… io trovo questo miscuglio molto affascinante, solo che non viene raccontato quasi mai… si preferisce sempre descrivere Milano con la moda, il design… c’è anche questo per fortuna, ma per fortuna non solo questo.

 

Esiste la milanesità? E in che cosa consiste?

Direi forse in un pragmatismo veloce ed efficiente, un certo calvinismo… a Roma la gente ti chiede come stai, a Milano ti chiede cosa fai… questo è un po’ un luogo comune, ma nei luoghi comuni c’è del vero, no? A Milano si lavora, a Milano si produce… c’è questo vanto… Non è più così vero, naturalmente, ma al milanese piace pensarlo ancora, chissà, forse è meglio non svegliarlo.

 

Quali sono i luoghi comuni su Milano che andrebbero sfatati?

Moltissimi. Partendo dai più banali, direi che è profondamente sbagliato dire che la città è brutta. Milano è bellissima, anche se certi interventi urbanistici stanno facendo molto per imbruttirla, o normalizzarla, o renderla un po’… standard nordeuropeo… ma i palazzi del primo novecento, certe piazze discrete e seminascoste… insomma, non è un brutto posto come si dice, e nemmeno grigia, anzi… Certo, è una città dove i poteri forti sono forti davvero, e si sente…

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