Walter Koenig: 50 anni di 'Star Trek'
Fu cinquant’anni fa, nel settembre del 1966, che la rete televisiva statunitense ‘NBC‘ trasmise il primo episodio di una delle serie televisive più popolari di tutti i tempi: ‘Star Trek’, che narrava le avventure dall’astronave Enterprise nel corso di una missione quinquennale di esplorazione della nostra galassia.
Sul momento non ottenne un grande successo, tanto che fu cancellata dopo sole quattro stagioni. Ma attraverso le repliche trasmesse dalle TV locali il suo pubblico continuò a crescere senza soste, tanto che non si è ancora spento. Al punto che dopo la serie originale furono realizzate altre quattro serie televisive ambientate nello stesso universo (senza contare quelle a cartoni animati), e sono già cominciati i preliminari per farne uscire una nuova.
Nel 1979 fu realizzato un film che portava avanti le avventure dell’Enterprise con gli attori della serie originale, cui sono seguiti numerosi altri titoli: per il prossimo agosto è attesa l’uscita del tredicesimo, intitolato ‘Star Trek Beyond’.
La serie si distingueva dallo standard televisivo dell’epoca per molte ragioni, di cui la più importante era la multinazionalità e multirazzialità dei personaggi. Simbolo della serie è l’alieno Spock interpretato da Leonard Nimoy, mentre William Shattner nella parte del capitano Kirk fu protagonista del primo bacio interraziale della storia della televisione statunitense, insieme all’attrice nera Nichelle Nichols. E proprio per aumentare ulteriormente questa atmosfera multietnica, nonché per fornire agli spettatori più giovani un personaggio più vicino alla loro età con cui identificarsi, all’inizio della seconda stagione fu introdotto (in piena Guerra Fredda!) il personaggio del russo Pavel Ceckov. A interpretarlo fu chiamato l’attore Walter Koenig, allora trentenne, figlio di ebrei russi emigrati negli USA, cui fu chiesto di adottare un esagerato accento russo per ottenere un effetto comico. Ceckov ebbe subito un grande successo, aggiungendosi stabilmente agli altri sei personaggi fissi di ‘Star Trek’.
Koenig ha oggi 79 anni. Oltre che per il personaggio di Ceckov, è noto agli appassionati di fantascienza anche per una serie TV degli anni ’90, ‘Babylon 5‘, in cui interpretava il personaggio di Bester, il subdolo telepate a capo della polizia psionica che funge ripetutamente da antagonista per gli eroi del telefilm. Oltre a questo e a varie altre apparizioni cinematografiche e televisive, Koenig ha al proprio attivo anche la scrittura di sceneggiature, libri per ragazzi e fumetti, e si è impegnato in attività umanitarie a favore della Birmania.
Di recente si è recato in Italia per partecipare alla Deepcon, convention dedicata a ‘Star Trek’ e alla fantascienza che si tiene ogni anno a Fiuggi, per festeggiare i 50 anni della serie. In quest’occasione siamo riusciti a rivolgergli qualche domanda.
Signor Koenig, dopo ‘Star Trek’ lei è stato tra gli interpreti di ‘Babylon 5’, una delle prime serie di fantascienza ad abbandonare il formato degli “episodi singoli” per adottare dei lunghi archi narrativi. Come mai ha avuto un successo molto inferiore?
Il problema di ‘Babylon 5’ fu che l’autore, Michael Straczynski, la scrisse originariamente per un arco di cinque anni. Poi, quando era arrivato quasi alla fine del terzo anno, gli dissero che in realtà gli avrebbero concesso ancora una sola altra stagione. Perciò lui si sforzò di portare a conclusione nell’anno successivo tutti i fili della narrazione. E dopo che lo ebbe fatto, gli dissero: “Indovina un po’? Abbiamo deciso che dopotutto ti daremo anche un quinto anno”! E quindi dovette inventarsi dal nulla delle vicende per portare ancora avanti la serie. Perciò ebbe parecchie difficoltà. Ma era un narratore straordinario, una mente eccezionale. Se non avesse avuto questi problemi da risolvere, sono sicuro che la storia sarebbe stata del tutto soddisfacente per chiunque, e che avrebbe potuto raggiungere lo stesso successo che ha ottenuto ‘Star Trek’. Perché c’erano persone buone, e non voglio dire solo che gli attori avevano talento, ma anche la maggior parte dei personaggi personificavano il meglio di noi stessi, rendevano facile identificarsi. Se la serie non fosse stata troncata in questo modo, impedendo ai personaggi di svilupparsi fino in fondo, credo che il suo messaggio si sarebbe diffuso molto più a fondo nella società. Resta comunque la cosa cui sono più orgoglioso di aver partecipato.
In ‘Babylon 5’ lei era Bester, un personaggio complesso che per certi versi è l’opposto di Ceckov, con tratti che si potrebbero definire malvagi e totalitari. Come ha impostato la sua interpretazione?
Come attore, ritengo di dover credere nel personaggio. Se lo avessi interpretato semplicemente come un fascista, gli avrei sovraimpresso una mia opinione. Per renderlo credibile, dovevo, invece, cercare di giustificare ogni sua azione, senza tenere conto di quali sarebbero state le mie opinioni su un personaggio simile nella vita reale. Lui non pensa a se stesso come a un assassino, ma come a un difensore della propria gente. E non ho permesso ai miei sentimenti di interferire con questo suo modo di essere.
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