Bolzano, secondo Toni Colleselli
Bolzano è una città con delle problematiche uniche rispetto al resto d’Italia: è il capoluogo a maggioranza di lingua italiana in una provincia a maggioranza di lingua tedesca, provincia cui lo statuto speciale garantisce una larghissima autonomia. Annessa all’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, e profondamente trasformata nella sua struttura dal Fascismo nella sua campagna di italianizzazione del territorio, la città è stata spesso teatro di tensioni tra i due gruppi etnici. Come guida in questa tappa del viaggio de ‘L’Indro’ nelle città italiane attraverso gli autori contemporanei abbiamo scelto Toni Colleselli. Di madre lingua tedesca e di padre ladino, di professione traduttore, Colleselli è autore di ‘Storie di lingua’, libro uscito in lingua tedesca nel 2011 e italiana nel 2012, in cui racconta in forma letteraria diciassette storie autentiche che ha raccolto nel corso di una ricerca compiuta per conto dell’Università di Bolzano, in cui ha intervistato decine di ragazzi sulle loro esperienze riguardo all’apprendimento della lingua. È anche il curatore di ‘Narrare l’Alto Adige’, antologia uscita nel 2015 e che raccoglie testi narrativi, memorialistici e giornalistici pubblicati in lingua italiana nel corso dell’ultimo quarto di secolo e che hanno l’Alto Adige come tema o ambientazione.
Toni, secondo lei esiste un carattere tipico del bolzanino, comune a tutti i gruppi etnici, o italiani e tedeschi sono ancora entità separate?
Sono entità separate, soprattutto a Bolzano città, che probabilmente in Alto Adige è il luogo in cui le due comunità vivono ancora la separazione in maniera più netta. In provincia sta invece piano piano scomparendo.
È un po’ il contrario di quello che ci si aspetterebbe: in città dovrebbero esserci più occasioni di mescolanza e di vita in comune.
Questo dipende soprattutto dalla cultura tedesca, che non ha come centro la città, bensì i paesi e la campagna. La città è un luogo necessario, ma non è un luogo di attrazione. Gli altoatesini di lingua tedesca che non vivono a Bolzano hanno rapporti scarsi, e spesso anche molto conflittuali, con la città, che quindi rimane piuttosto distinta dal resto dell’Alto Adige.
Di recente in città si è tenuta, tra molte polemiche, una consultazione popolare sul la costruzione di un enorme centro commerciale nel centro storico, finanziato dall’imprenditore austriaco René Benko. La maggioranza dei votanti si è espressa a favore della costruzione.
Bisogna comunque vedere se effettivamente tutto questo si farà, dato che il privato che dovrebbe costruire non è ancora proprietario di tutte le aree su cui dovrebbe sorgere il centro. Per il resto, Bolzano è sempre stata una città a vocazione commerciale, soprattutto nel centro storico, è questa la sua essenza. La domanda è se un centro commerciale sia ancora un’attività economica con un futuro. E poi se sia giusto che un privato proponga un intervento così massiccio sul centro storico, o se non dovrebbe essere riservato alla mano pubblica.
Il voto al referendum ha evidenziato divisioni etniche o sociali?
Non direi. La città era divisa in cinque circoscrizioni, e in tutte si sono riscontrate percentuali simili, con più due terzi a favore della costruzione.